Descrizione
di e con Peppe Macauda
tratto dal testo ShumaTragliabissi di Dario Muratore
illustrazioni Bruna Fornaro
disegno luci Simone Fini
produzione Santa Briganti
con il sostegno di CSD Casa Evangelica Valdese di Vittoria
durata 50 minuti
con il patrocinio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)
Shuma è una favola ambientata in fondo al mare. Lo spettacolo prende spunto da un fatto di cronaca: un
ragazzino del Mali, recuperato in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015, è stato trovato con una pagella
cucita all’interno della propria giacca.
Allo stesso modo, in Shuma, un bambino cade in mare e tra le bolle invoca aiuto come fosse una preghiera.
In compagnia di un cavalluccio marino intraprende il lungo percorso verso il SopraSopra, allegoria delle
rotte dei migranti. Tra mille peripezie ed incontri leggendari il bambino affronterà anche un viaggio
interiore che farà sorgere in lui un dubbio atavico: andare o restare?
Shuma vuole ridare dignità a un essere umano morto e rimasto senza nome che si somma alle migliaia di
vite perse aspiranti al diritto di stare meglio. Ci chiede, andando dritto al cuore, di assumerci una
responsabilità collettiva rispetto all’attualità e al mondo che ci circonda, invitandoci a reggere il peso della
storia contemporanea in quanto individui facenti parte di una comunità.
Oddio, papà, mi parevo morto!
i raggi della luna si affievoliscono nel blu
Oddio, invece sono vivo!
urla di madri
Oddio, sono mezzo congelato!
pianti di padri
Oddio, che meraviglia, questo cielo stellato!
Lo spettacolo si muove tra realtà e fantasia, attualità e leggenda, tradizione e innovazione. Peppe Macauda,
da solo sulla ribalta, affronta la narrazione scenica attraverso la parola, il gesto, il canto, la danza, facendosi
burattinaio di se stesso, sdoppiando il suo corpo e la sua voce per rappresentare e presentare vari
personaggi. Un one man show che combina, con grazia e talento, differenti arti e tecniche performative.
Alla presenza carnale dell’attore fanno da contrappunto le illustrazioni delicate ed evocative di Bruna
Fornaro, proiettate su uno schermo, che pungolano i sentimenti e le coscienze degli spettatori. Il testo è
scritto e recitato alternando lingua italiana e dialetto siciliano. Risulta molto interessante il recupero del
dialetto in rima con momenti che evocano l’antica e tradizionale tecnica del “cuntu”, incastonati in uno
spettacolo che complessivamente tende a collocarsi in una sfera di contemporaneità, soprattutto per
dinamismo di azioni sceniche e scelte tecniche.
Chiamate aiuto, ditelo a lu rignanti
ca nun faciss’aricchia da mercanti.
Io staiu facennu a me parte,
chidda ca u destinu m’assegnò.
Voi faciti la vostra; a me chistà m’abbastò.