Descrizione
liberamente ispirato a “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini
testo e regia GIGI BORRUSO
con GIGI BORRUSO, VALERIA D’AQUILA, ALESSANDRA GUAGLIARDITO
scene e costumi VALENTINA CONSOLE
musiche GIACCO POJERO, NINO VETRI, LOUIS SCLAVIS, RYUKI SAKAMOTO
assistente alla regia CARLA CARTA
foto di scena, ROSSELLA PUCCIO
una produzione MUSEO SOCIALE DANISINNI – Palermo
testo e regia GIGI BORRUSO
con GIGI BORRUSO, VALERIA D’AQUILA, ALESSANDRA GUAGLIARDITO
scene e costumi VALENTINA CONSOLE
musiche GIACCO POJERO, NINO VETRI, LOUIS SCLAVIS, RYUKI SAKAMOTO
assistente alla regia CARLA CARTA
foto di scena, ROSSELLA PUCCIO
una produzione MUSEO SOCIALE DANISINNI – Palermo
La Passione di Stracci è un nuovo testo di Gigi Borruso, che il Museo Sociale Danisinni porta in scena per la stagione 23/24. Lo spettacolo ha già debuttato a Palermo nel novembre 2023 con una calorosa accoglienza del pubblico e della critica.
La pièce si ispira liberamente al film “La ricotta”, che l’autore adopera quale antefatto dell’azione. Potremmo immaginarla, con linguaggio cinematografico, come un sequel. o una sorta di spin-off sulla vita, anzi sulla morte, di uno dei protagonisti dell’opera di Pasolini, Stracci: il povero disgraziato pescato dagli ambienti del sottoproletariato romano, arruolato da una troupe cinematografica per il ruolo del “ladrone buono” in un film sulla Passione di Cristo. Durante le riprese, Stracci muore sulla croce, nell’indifferenza generale, per l’indigestione causata dall’ingordigia di chi ha avuto fame tutta la vita. È qui che la drammaturgia di Gigi Borruso attecchisce, due giorni dopo l’ultima scena del film: Stracci è ancora sulla croce e non sa di essere morto. La trama si sviluppa quindi in maniera autonoma, ambientata ai nostri giorni, in un contestpopolare palermitano, con il mare della costa sud est e le sue povere borgate proiettati sullo sfondo della scena. In un’atmosfera surreale, il fantasma di Stracci – interpretato dallo stesso Borruso – sta appollaiato fra i resti di quel set. Lena, la moglie e Vita, la figlia, lo raggiungono e si siedono ai suoi piedi in silenzio. Stracci racconta loro del set, sforzandosi di descrivere quel mondo dell’arte per lui oscuro e bizzarro. Un racconto pieno di equivoci, di inconsapevole comicità – il suo – a volte ispirato, a volte rabbioso e volgare. Racconterà della sua faticosa esistenza, della sua furia, dei suoi sogni e, infine, della sua morte.
In scena è la tensione drammatica della vita di quegli ultimi su cui tanto ha indagato Pasolini, sottolineandone la radicale alterità, la sostanziale estraneità al pensiero borghese, l’ostilità insanabile anche nei confronti di chi vorrebbe rappresentarli, interpretarli, “salvarli” com’è proprio della politica o delle religioni. Borruso narra attraverso questo terzetto di personaggi pescati dalla periferia di una città dimenticata, lo smarrimento dell’arte stessa a comprendere il reale, a intercettare chi è soffocato dal bisogno.